I testi vincitori del CONCORSO LETTERARIO “PRENDI LA PAROLA”


Microstorie a cura di studentesse e studenti colognesi
I edizione – 2022

Dedicato a Maria Begoñia GANCEDO RON

Prendi la parola

Le scuole che hanno partecipato

Istituto Comprensivo di viale Lombardia, Istituto Comprensivo di via Manzoni, Istituto Comprensivo E. Montale, Istituto Comprensivo A. Volta, Istituto L. da Vinci, Istituto E. Falck.

Gli insegnanti che hanno aderito

Bacci Irene, Bondinelli Mara, Boilini Ilaria, Buratti Mirella, Bussi Sara, Cappa Giovanna, Caso Angela, Cattaneo Rossana, Coronelli Angela, Craxi Antonia Maria, Cufino Patrizia, Di Giovanni Lucia, Di Tora Antonietta, Ferrante Ombretta, Fiengo Maria Silvia, Fraterno Giovanna, Gualtieri Margherita, Idato Lucia, Manicone Angela, Marra Cristina, Materno Anna, Pasinelli Nadia, Pellegrini Floriana, Perricone Caterina, Rabbito Tiziana, Romano Ilaria, Rondinelli Maria, Santostefano Anna Rita, Scapaticci Rosaria, Sollecito Luciana, Spellecchia Rocchina, Vasapollo Vanessa, Zappulla Micaela.

I vincitori

Aleksej, Alessia Kelly, Alessio, Amina, Arianna, Beatrice, Carla Antonina, Clara, Daniele B., Daniele C., Desirè, Elie, Federico D., Federico S., Francesco, Giacomo, Gianluca, Giorgia Rita, Giulia B., Giulia Martina, Giulia T., Giuliano, Layla, Letizia, Luca, Matteo Alessandro, Nicole, Nicolò, Omar, Rafael Orlando, Raul, Riman, Sofia Anna.

Direzione del Premio

Loredana Perziano

Segreteria organizzativa

Emanuela Fogliazza, Palma Sorbera, Cristina Giavoni, Annalisa Cichella

Giuria

Antonio Ferrara, Marianna Capelli


Ringraziamenti

Desidero ringraziare a nome dell’Amministrazione comunale di Cologno Monzese i dirigenti scolastici e gli insegnanti delle scuole del territorio per la preziosa collaborazione e l’impegno profuso per la buona riuscita di questa prima edizione del concorso letterario “Prendi la parola” – microstorie a cura delle studentesse e degli studenti colognesi.

Un sentito ringraziamento va anche ad Antonio Ferrara, scrittore e illustratore di libri per ragazzi, due volte vincitore del Premio Andersen, e a Marianna Capelli, fotografa, attrice e lettrice ad alta voce, rispettivamente presidente e membro della giuria, che con la professionalità e l’originalità metodologica che li contraddistinguono, hanno saputo, nel corso dei laboratori di scrittura creativa rivolti alle scuole da loro condotti, appassionare i partecipanti e stimolarne le capacità espressive e comunicative.

Un grazie particolare a tutti i cinquecentoventi ragazzi che hanno aderito al concorso e alle loro famiglie che, ne sono certo, li hanno sostenuti e incoraggiati. L’entusiasmo con cui hanno accolto il nostro invito alla scrittura e la quantità e la qualità dei testi pervenuti ci confermano l’importanza di offrire loro spazi pubblici di condivisione e occasioni per far sentire la propria voce e raccontarsi.

Abbiamo voluto dedicare questo concorso letterario a Begona Gancedo Ron, bibliotecaria e dipendente comunale recentemente scomparsa in circostanze tragiche, come omaggio al suo interesse per la letteratura per ragazzi e alla sua sensibilità e disponibilità, doti che l’hanno fatta apprezzare da chi a vario titolo l’ha conosciuta.

Ringrazio infine lo staff della Biblioteca civica che si è occupato con la consueta professionalità e dedizione della progettazione e dell’organizzazione generale dell’iniziativa.

L’assessore alla biblioteca
Giuseppe Di Bari


Presentazione

Qui di seguito pubblichiamo i testi vincitori del concorso letterario “Prendi la parola” – microstorie a cura delle studentesse e degli studenti colognesi – dedicato a Begona Gancedo Ron — indetto dalla Biblioteca civica di Cologno Monzese in collaborazione con le scuole del territorio (i testi sono stati riportati fedelmente, così come sono stati scritti dai concorrenti, salvo la correzione da parte dei redattori di alcuni refusi).

Il concorso si è proposto di stimolare la creatività narrativa, valorizzare le competenze espressive, promuovere il piacere della scrittura nelle giovani generazioni, e si è articolato in tre distinte sezioni: Primaria (per le classi di quarta e quinta delle scuole primarie), Media (per le scuole secondarie di primo grado), Superiore (per le scuole secondarie di secondo grado).

Alle studentesse e agli studenti che hanno partecipato alla competizione è stato chiesto di redigere il proprio testo secondo le seguenti modalità operative: deve trattarsi di una storia vera, essere scritto in prima persona, cominciare con un incipit originale, essere concluso in 10 minuti cronometrati.

Ogni ordine di scuola doveva inoltre seguire differenti queste tracce compositive (titoli):

  • PrimariaTutti sanno che… soltanto io so che…
    (Raccontare come ti sembra che ti vedano gli altri e come invece tu sai di essere)
  • Scuola secondaria di primo gradoNella casa di mio padre esistono diverse dimore
    (Raccontare il luogo speciale, all’interno di casa tua, in cui vivi le tue emozioni. Non necessariamente dev’essere la tua camera);
  • Scuola Secondaria di secondo gradoL’amore non addomestica
    (Raccontare un episodio sentimentale vissuto o che immagini di vivere prima o poi).

Hanno aderito all’iniziativa insegnanti, e rispettive classi di riferimento, di tutti gli istituti scolastici del territorio. Le microstorie pervenute (una per ogni concorrente) sono state in totale cinquecentoventi.

I premi, assegnati dalla Giuria del concorso sulla base di capacità espressive, impatto emotivo e originalità dei testi selezionati, sono stati sei per ognuna delle sezioni previste: miglior testo umoristico, miglior testo drammatico, miglior testo poetico, miglior testo psicologico, miglior testo sulla relazione, miglior testo sulla consapevolezza.

Il concorso è stato preceduto, a titolo di esercitazione, dalla realizzazione di alcuni laboratori di scrittura creativa online per insegnati e classi pilota condotti da Antonio Ferrara e Marianna Capelli, caratterizzati da un approccio metodologico innovativo che considera la scrittura pratica privilegiata per nominare e condividere le proprie emozioni e per aumentare la consapevolezza di sé.

Scuola Primaria

Consegna per la composizione delle microstorie: Tutti sanno che… soltanto io so che…
(raccontare come ti sembra che ti vedano gli altri e come invece tu sai di essere).

NICOLE

Quarta elementare, Istituto Comprensivo E. Montale
Miglior testo umoristico

Io sono Nicole, ho 9 anni e frequento la scuola Italo Calvino nella classe 4°B.

Tutti sanno che io porto gli occhiali, ma solo io so che per sbaglio li ho persi!


GIULIANO

Quarta elementare, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo umoristico

Un giorno ho fatto un ragionamento, se car significa macchina e man significa uomo: mia nonna Carn è un trasformers, mmmh… Vabbè a parte gli scherzi, ho fatto veramente un ragionamento avere il nome Giuliano e il cognome Zito è bruttissimo!

Sembra normale boh un nome come tutti, invece no, se hai il cognome Zito tutti di sicuro ti diranno: zitto, stai zitto!

E questa cosa ti fa venire i nervi in un modo pazzesco, però c’è una cosa bella di questo cognome che almeno se la maestra interroga in ordine alfabetico almeno tu sei ultimo, però se lo fa all’incontrario, cioè che inizia dall’ultimo sei letteralmente rovinato.

Invece avere il nome Giuli-ano fa schifo perché tutti ti dicono, ti si addice il nome Giuliano assomigli proprio a un sedere oppure fanno Giuliano ano ano ano facendo l’eco. Spero di aver detto tutto a riguardo e spero di aver risposto alla vostra domanda.


RAUL

Quarta elementare, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo drammatico

Nel 2015 è morta la mia nonna Rita.

Avevo 3 anni, non mi ricordo esattamente ogni dettaglio, ma so una cosa, che è morta di una malattia di nome cancro.

Avevo perso una cosa a me cara, anzi carissima.

Lei mi coccolava quando avevo 1 oppure 2 anni.

Mio nonno aveva ancora il suo camper in cui quando ero piccolo ci andavo a fare le vacanze. Facevo un sacco di cose, ma poi mia nonna è venuta a mancare, io ho sofferto molto, e pianto molto.

Mamma e papà dicevano che ora è in un posto migliore, ma soltanto io so che è ancora qui con me, nel mio cuore.

E poi, ho ancora tutti quei bei ricordi di lei, le vacanze nel camper e tutte le coccole che mi ha dato finché poteva.


FEDERICO

Quarta elementare, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo drammatico

Nel 2020, mentre ero al mare, mio papà mi ha detto che il nonno era entrato in casa di riposo.

Io non lo sapevo, per me è stata una brutta sorpresa.

Il nonno dentro lì deve avere una grande pazienza perché è solo.

La vita del nonno e della nonna sono cambiate, ha preso un nuovo sentiero.

Ormai quello che il nonno aveva costruito è andato perduto.

Gli abbracci perduti del nonno sono diventati un peso sul petto per il papà e lo zio perché è loro padre.

Lo possono vedere soltanto attraverso il vetro, possono informarsi delle sue condizioni per telefono, e non lo vedono più a casa.

Io quando ho saputo di questa cosa ho provato molta tristezza perché era mio nonno, gli volevo bene e lui ne voleva a me e anche era molto simpatico.

E adesso chiedo a mio papà di raccontarmi qualcosa del nonno.

I miei genitori pensano che io non ero triste, però io lo ero perché non sono un bambino molto sensibile, però ho provato tristezza perché era mia nonno.


LAYLA

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo poetico

L’ALTRA ME

Se volete qualcuno che per una festa di compleanno stia sveglio fino a mezzanotte, eccomi sono io: mi muovo sempre quindi la gente pensa che io sia una mina vagante.

Il mio comportamento sembra quello di un cavallo imbizzarrito, solo che mi viene spontaneo.

Scusate, ma non posso farci nulla, io sono così, ma in realtà no.

Siete confusi vero? Ora vi spiego: io mostro il mio carattere diverso da com’è, ma neanche io so perché faccio così ed è per questo che la gente si fa un pensiero diverso su di me; però questi pensieri mi fanno soffrire e questo carattere è come la traccia di un pennarello indelebile, non va via da me.

Quando sto con qualcuno uso l’altra me, ma non sono io a volerlo; quando sono da sola mostro tutt’altro.

Soltanto io so che sono una bambina tranquilla e nessun altro lo sa.

A volte mi chiudo in me.

Facendo questo penso, provo delle emozioni che non provo mai.

Penso tanto ed è come se mi bloccassero la voce, però mi accorgo che sto parlando, non ad alta voce, ma nella mia testa.

Io sono così ma nessuno lo sa ed è come se il mio cervello non volesse mostrare agli altri la vera me.

Sono combattuta, io non voglio questo e non so neanche perché il mio cervello fa così, perché mostra la me che non sono.

Non mi piace tutto ciò perché quella non sono io.


ALESSIO

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo poetico

UFFA!!! CHE NOIA!

Ciao, mi chiamo Alessio oggi racconto di me.

Io sono un bambino tranquillo, non sempre.

Quando mi guardano gli adulti dicono di me che ho sei anni, invece ne ho 9.

Io sono basso, ma sono più alto di tre bambini della mia classe.

A me piace la pioggia. Quando piove mi sento felice, mi piace il profumo della pioggia, andare sotto la pioggia senza ombrello.

Mi piace anche il sole, mi piace il sole perché mi riscalda.

I miei migliori amici sono Alessio e Omar Salem. A me, a differenza dei miei amici di classe, non piace studiare, mi annoio sempre, non mi piace ascoltare i maestri.

Quando loro spiegano io penso che sono a casa a dormire.

Io mi chiedo: perché stiamo cinque giorni a scuola e due a casa? Invece, io vorrei tre giorni a casa e quattro a scuola, perché a casa mi diverto con i miei cugini.


NICOLÓ

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo psicologico

I BULLI SANNO…

Non dovevo ascoltare quei ragazzi perché sono solo e soltanto dei bulli.

Tutti i bulli pensano che io sono un ragazzino molto timido, gentile, quindi facile da prendere in giro, ma non sanno che quando mi fanno arrabbiare sul serio mi partono i cinque minuti.

Io so di essere un ragazzino molto gentile, non come quei bulli; infatti, io mi posso incendiare come il fuoco, ma perdono facilmente.

Paragonato a loro io sono splendente come il sole; i bulletti, invece, sono scuri come la notte.

Non hanno molta intelligenza perché non sanno una cosa semplice, e cioè che prima di parlare bisogna pensare a quello che dici, mi spiace per loro.

Una cosa però secondo me la sanno. Hanno la testa vuota come le zucche di Halloween.


DANIELE

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo sulla relazione

QUANDO LUI MI HA SCELTO QUEL GIORNO…

Quel giorno è stato il mio giorno preferito.

Era da tempo che parlavamo di prendere un cane, ma mio padre non ne era convinto.

Mia madre voleva un Maltipoo ma io non lo volevo: è grande quanto una mano, se scende dal divano si spacca in cento pezzettini, potrei scambiarlo per un batuffolo di lana.

Allora prendiamo un Chiwawa” suggerisce mia madre.

Spero che mi stia prendendo in giro!

Finalmente al canile. “Ciao io sono Francesca.” Ci accoglie una signora. Stava parlando con mia madre, diceva che avevano dei Jack Russell, che erano piccini. È andata a prenderne uno che aveva in braccio.

Come mi ha visto è sceso all’improvviso dalle sue braccia e si è precipitato nelle mie. “Mamma prendiamo lui

Era l’unico diverso, aveva il muso marroncino e non piatto. Lo prendiamo. “Lo chiamiamo Fulmine?” dico.

No Attila” risponde mia madre “perché il muso mi ricorda la furbizia di Attila”.

Da questa avventura ho capito che l’animale deve scegliere con chi stare non tu.


GIULIA MARTINA

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo sulla relazione

CHE SAN VALENTINO!

Non dimenticherò mai il 14 febbraio.

Era il giorno di San Valentino, eravamo in classe quando è accaduta una cosa brutta per me: Martina, una mia cara compagna di classe, si è fidanzata con Mateo.

Avevamo scritto delle frasi d’amore in inglese da dedicare a chi volevamo bene. Ero super triste, avevo gli occhi che lacrimavano, anche Giovanni stava piangendo ed era triste.

Lui lo era per Martina e io per Mateo.

Eravamo segretamente (beh non proprio segretamente) innamorati, ma ci hanno battuti sul tempo.

È stato brutto il modo in cui l’ho saputo.

Quando eravamo in fila per andare in mensa, Martina, che era splendente come una giornata di sole, si è avvicinata e mi ha detto: “Hai sentito la notizia? Io e Mateo ci siamo fidanzati.

Quando siamo scesi in mensa e ci siam seduti a mangiare ero molto triste. Marta mi disse: “Se ti piace Mateo dovresti essere felice per lui.” Non le ho più rivolto la parola.

Dopo tutto questo non avevo più fame, avevo lo stomaco sottosopra, come se avessi ingoiato un pallone di calcio; mi sentivo rinchiusa in una gabbia.

Quella giornata non la dimenticherò mai perché non è giusto, lui doveva essere il mio fidanzato.


RIMAN

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo sulla consapevolezza

UNA BAMBINA ALL’ALTEZZA

Ciao, io sono Riman e oggi volevo raccontarvi una cosa di me che tutti pensano, e che invece non è vero.

Tutti pensano che a me piace essere alta, ma a me non piace perché sono già alta come la maestra Barbara. Alcune volte potrei sbattere contro le porte basse.

A scuola con i banchi bassi non sempre riesco a sedermi, perché ho le gambe lunghe.

Soltanto i miei genitori e Layla sanno che a me non piace essere alta.

Per me questo è un vero problema.

A scuola devo stare dietro a causa della mia altezza.

I miei compagni paragonati a me sono come dei nani, non perché sono loro bassi, ma perché sono io troppo alta.

Per me essere bassa è un sogno che non si realizzerà mai.

Sono anche una grande chiacchierona mi dicono. È vero, mi piace parlare con i miei amici a scuola perché poi non li vedo più quando torno a casa.

Secondo me non sono chiacchierona ma così facendo faccio amicizia.


OMAR

Quarta elementare, Istituto Comprensivo Viale Lombardia
Miglior testo sulla consapevolezza

NON GIUDICATEMI DALL’ALTEZZA!

Oh no, sono passato sotto una scala oggi sarà una giornata sfortunata!

Mi presento: mi chiamo Omar, mi piace giocare a nascondino.

Sono alto 1,31 m. Perché vi dico questo? Cosa vi può interessare quanto sono alto?

Lo sapete: tutti pensano che io ho 7 anni perché sono basso; invece, ne ho 10 di anni e questa cosa mi dà un po’ fastidio.

I miei migliori amici sono Alessio, Daniele e Omar, che ha il mio stesso nome. Alessio è il mio vero migliore amico, lui è gentile come un angelo, anche se mi fa tanti scherzi.

Nessuno dei miei amici mi conosce così bene come lui.

Quindi avete iniziato a capire che a volte sono superstizioso e che mi faccio dei problemi per la mia altezza.

C’è anche una cosa che voglio raccontarvi di me: mi piace disegnare quello che immagino.

Il problema è che non so disegnare e la cosa non è bella.

Quando disegno mi viene un’altra cosa da quella che avevo pensato. Comunque, se sono arrabbiato o felice disegno e mi calmo.

Quando mi arrabbio tanto faccio gli origami, sono bellissimi!

Con tante piegature puoi fare ad esempio un cigno o un pinguino, la maestra dice che sono bravo con gli origami.


LUCA

Quarta elementare, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo sulla consapevolezza

Voglio condividere una vicenda che mi ha fatto crescere.

Ero piccolo e avevo 6 anni. Ero a calcio, io poi ho sentito delle grida che provenivano da un posto buio.

Io ero seduto, e fin lì non mi guardava nessuno perché ero solo, poi sentii delle parole su di me, cominciai a piangere, parlavano del mio occhio più chiuso, mi sentii diverso da tutti, mi sembrava di essere una foglia in un buco nero.

Allora ho provato a bendarmi gli occhi, io avevo ancora la benda perché volevo esercitare e allenare l’altro occhio, poi sono corso via da mio papà, ma ho capito una cosa, che tutti quegli insulti mi hanno dato la forza di crescere.

Ora sono in quarta e ho dei compagni speciali, che non si permetteranno mai di prendermi in giro.

Scuola Secondaria di primo grado

Consegna per la composizione delle microstorie: Nella casa di mio padre esistono diverse dimore
(raccontare il luogo speciale, all’interno di casa tua, in cui vivi le tue emozioni. Non necessariamente dev’essere la tua camera).

RAFAEL ORLANDO

Prima media, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo umoristico

Ti voglio bene sei la cosa più bella del mondo… opss scusate stavo parlando con il mio divano di casa che per precisione si trova in salotto, e oggi vi racconterò di lui.

Il salotto è la stanza in cui passo più temo ed è la mia stanza preferita grazie a due elementi la tv e il divano, infatti, d’estate mi seppellisco all’interno del divano e non mi alzo neanche se il mio telefono è all’1% di batteria, ed è l’unico oggetto a sopportare i miei calci e pugni di quando gioco a Fifa 2022.

Ciò che voglio dire è che se dovessi portarmi qualcosa per sopravvivere mi porterei il divano e la tv… e se dovessi scegliere fra la mia fidanzata e il mio divano sceglierei il divano tutta la vita (non ditelo alla mia fidanzata!!!).


LETIZIA

Prima media, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo umoristico

Il gatto psicologo!

La mia dimora preferita è la mia stanza, perché quando sono triste vado sotto la mia scrivania con il mio gatto e gli racconto tutto quello che non riesco a dire a nessuno.

Queste cose le dico solo al mio gatto perché non parla e quindi non può dire niente a nessuno, così le cose dette rimangono tra me e lui.

Così facendo il mio gatto diventa uno psicologo privato.


GIANLUCA

Terza media, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo umoristico

Esiste una stanza preferita in casa mia?

Io non ho vissuto sempre in questa casa, essendo nato nell’aprile del 2008 la mia famiglia abitava a San Rocco.

Tre mesi dopo la mia nascita, ci trasferimmo a Cologno Monzese.

La mia stanza preferita è il bagno, perché è il posto in cui posso stare sereno.

Se sono in altra stanza, ci sono i miei genitori che mi rompono le scatole dicendomi: “metti a posto quello, anche quello, quell’altro”.

Invece quando sono seduto sul water, sono tranquillo, siccome ho la scusa pronta, dicendo: “sono sul water, non posso far nulla”.


CARLA ANTONINA

Terza media, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo drammatico

Ho sempre odiato condividere la camera con mia sorella, ma a volte è un sollievo.

Ho una famiglia numerosa, e quindi non ho i miei spazi ma ormai sono abituata.

La mia camera è il mio luogo sicuro anche se è lì che son rinchiusi i miei incubi, e non quelli che sogni.

Appena sentivo i miei genitori litigare portavo i miei fratelli in camera mia.

Mi ricordo mio fratello piccolo piangere e chiedermi se i nostri genitori stessero litigando.

Io rispondevo di no e lo guardavo con gli occhi lucidi e un sorriso smagliante: ero la più grande e dovevo dimostrarmi forte, mi ripetevo.

Ma nessuno ti ha mai rassicurata?”. “No” risponderei “la mia stanza mi ha protetto come nessuno ha mai fatto”.


FEDERICO

Prima media, Istituto Comprensivo E. Montale
Miglior testo poetico

Il posto più sicuro che ho è quello della mia casa dove c’è molta armonia.

Io però sono sempre altrove, pensando arrivo ovunque, in ogni parte del mondo, nessuno lo può immaginare, perché ognuno ha il suo posto; i miei rapporti familiari sono come se fossero avvolti nella notte.

Se devo dire la verità, la mia casa è il luogo dal quale allontanarmi, io penso di essere diverso dagli altri perché da quando non c’è più mio padre a casa l’armonia di prima non si sente più.

Invece quando passo il tempo con lui, il tempo è come se si fermasse, e non riparte più, perché da quanto mi diverto con lui mi riconosco.

Il silenzio è molto tra me e mio padre ma è come se comunicasse.


SOFIA ANNA

Terza media, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo poetico

La casa non è solo materiale.

Perché dovrebbe?

È vero che l’anima di qualcuno rimane sempre dove si nasce e vive, ma è anche vero che la nostra anima si sposta con noi…

Io mi sento bene a casa mia, soprattutto nella mia camera.

Ma non perché ci sono le mie cose o perché posso stare indisturbata…

La mia camera è casa di molte altre dimore, le mie dimore, quelle che tengo dentro…

Ci trascorro moltissimo tempo, da sola ma anche con la famiglia.

Questo può essere un esempio di dimora… O anche gli amici che vengono a visitarla. O la lettura: è proprio nella mia camera che fuggo dalla realtà e mi immergo in nuovi mondi.

È anche qui che sogno.

Il sogno è una grande dimora…

Anche se non è reale c’è e ti segna dentro, ti fa tirare fuori il tuo “io”, le tue emozioni e aspirazioni, chi sei.

Io non ho una dimora, ne ho tante.

C’è anche il canto o il ballo. Quanto vorrei sentirti parlare… Spesso ti chiedo: “Ehi, cuscino, come sono andata?”. Lui è sempre lì, a guardarmi, anche se non parlo.

La dimora è così, non dice niente ma è presente.

E questo tu lo senti.


ALESSIA KELLY

Seconda media, Istituto Comprensivo A. Manzoni
Miglior testo psicologico

Ogni giorno ti rincontro nella mia stanza silenziosa. Il desiderio di abbracciarti mi riempie gli occhi di lacrime. Il pensiero, i ricordi e le memorie di noi, di quando stavamo sempre insieme, mi fanno capire di essere cresciuta.

Quando ti penso, il tuo dolce odore, la tua tenerezza e la tua voce, mi perdo.

Non capisco tutte queste forti emozioni che mi privano della mia libertà di vivere.

La gente non capisce quanto fossimo legate, quanto vasta era la gioia di condividere con te ogni mio istante.

Era la miglior compagna di giochi di sempre.

Il ricordo incancellabile di quando te ne andasti mi perseguita.

Vorrei essere felice con te; di nuovo. Vorrei stare con te per sempre.

Tu sì che mi capivi, la tua silenziosa voce era musica per le mie orecchie.

Cara nonna, quando tornerai a leggermi un libro per farmi addormentare? Penso mai più.

Mi manchi.


BEATRICE

Terza media, Istituto Comprensivo A. Volta
Miglior testo psicologico

La mia casa è il luogo dove mi lascio andare, dove non devo fingere di essere sempre felice, dove posso coprirmi con una coperta e scomparire del tutto, è il luogo che condivido con le persone che amo, è il luogo che mi ha visto crescere, piangere, urlare, cantare e ridere.

La mia casa ha un posto speciale: il bagno.

Dove da piccola giocavo a truccarmi come la mamma, per me è speciale per diversi motivi ma soprattutto perché ha una chiave a differenza delle altre stanze.

È il luogo in cui posso isolarmi, dove nessuno mi può vedere, dove posso piangere, tirare un sospiro di sollievo, dove posso guardarmi allo specchio.

Capire chi sono lì dentro è molto più facile perché non vengo influenzata dai pareri indesiderati degli altri.

Ma appena riapro la porta una bomba mi cade addosso, devo ritornare alla vita reale e devo affrontare i problemi che erano scomparsi quando l’avevo chiusa, devo andare avanti.


AMINA

Terza media, Istituto Comprensivo A. Manzoni
Miglior testo sulla relazione

Sono in cucina a preparami un tè. Mentre l’acqua sul fuoco si riscalda, il rumore del gas unito a quello delle bolle che scoppiano nella pentola mi porta ad un pomeriggio d’inverno di qualche anno fa.

Avevo cinque o sei anni e mi trovavo seduta su una sedia, con a fianco la mia baby-sitter che ormai era quasi un’amica, a far piccole creazioni. Ricordo l’odore dei glitter e l’eccitazione nell’utilizzarli, come se fossero qualcosa di importante, speciale.

Dipingevo delle pigne con le tempere colorate, sporcandomi le dite. Forse mai mi ero sentita così a casa, con la luce calda del lampadario e il rumore del tè che bolliva nella teiera del papà.

Ricordo perfettamente la mia felicità nel sentirlo lì vicino a me: ero entusiasta di potergli mostrare le mie creazioni colorate, di giocare con lui e sentire di nuovo il profumo del suo tè africano.

Fu uno dei pochi momenti IN cui provai l’emozione di averlo a casa di nuovo, fu l’unico momento in cui mi sentii cosi, come quella volta: euforica e tranquilla, felice a casa, con il mio papà.


DESIRÈ

Prima media, Istituto Comprensivo A. Manzoni
Miglior testo sulla relazione

Ero nel mio luogo speciale, dove dico le mie emozioni ad alta voce.

Ma in quel momento stavo leggendo il mio libro.

Mi ricordavo un sogno, dove io ero in un prato, e sentivo gli uccellini cinguettare quando il sole pian piano scendeva.

In quella stanza raccolgo tutti i miei ricordi su cui ogni volta faccio delle riflessioni diverse. Le persone potrebbero dire che è una sciocchezza ma a me libera la mente e mi apre tutti i cassetti della mia mente. In quella stanza ogni volta che entro sembra che il tempo si fermi.

Allora mi sono detta che quella stanza, nella casa di mio padre, avesse diverse dimore e io ne avevo scoperta una. Mi sembrava di aver scoperto un segreto di mio padre, chissà forse anche lui aveva letto quel libro e pensato a tutte le cose che ho pensato io in quell’istante.

Quella stanza ha una chiave segreta, l’amore che c’è tra me e mio padre, ed essa forse la conosce anche lui.


DANIELE

Seconda media, Istituto Comprensivo E. Montale
Miglior testo sulla relazione

Ero a casa di mio padre sdraiato nello studio dove mio padre aveva messo un letto per quando io vado a dormire da lui e pensavo fissando il soffitto che:
quando vado da lui mi sento sempre a disagio.

Non posso dimostrarlo o farlo vedere, non voglio far scoppiare una battaglia perché, già da piccolo, ho dovuto sopportare battaglie tra mia madre e mio padre soprattutto nel primo periodo di separazione.

Io avevo solo cinque anni quando se ne andò di casa, non avrei mai immaginato che da qui sarebbe scoppiato l’inferno.

Ad oggi sono cambiate molte cose ma una no. Questa cosa a distanza di quasi 8 anni non è cambiata ed è la paura di dire ciò che penso a mio padre.

Ad un certo punto entrò mio padre a chiedermi se andasse tutto bene e io gli risposi di sì, appena se ne andò mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto e ricominciai a pensare che:
oggi lui ha una nuova casa con la sua compagna ma la mia sensazione di essere fuori posto o non gradito non è cambiata.

Non trovo il mio posto a casa sua e penso che, anche nel suo cuore, non trovo posto.

Da quando ho conosciuto la sua nuova compagna e i rispettivi figli, mi sento sempre messo in secondo piano. Certe volte quando vado in giro con mio padre mi dicono che ricordo lui alla mia età, questo per me non è un complimento, ma loro non possono immaginarlo perché non voglio riconoscermi in lui per svariati motivi. Ho versato molte lacrime per mio padre ma non ne voglio più versare per una persona del genere e so che questo è il luogo da cui allontanarsi. Non tutto è da buttare però, in mezzo a tutte queste vicende, c’è una cosa che continua a invogliarmi ad andare da lui ed è il mio cane Kira che, anche nei momenti più bui e bassi, mi aiuta da andare avanti. Spero un giorno di trovare il coraggio di raccontargli come mi sento e cosa provo.

Sento la voce di mio padre che mi avverte che la cena è pronta e così torno alla realtà e mi rendo conto che non sono ancora in grado anzi sono ancora lontano dal parlargli senza filtri e con sincerità.


ALEKSEJ

Seconda media, Istituto Comprensivo E. Montale
Miglior testo sulla consapevolezza

Due vite vivono in me: la casa di mio padre mi ha donato la seconda. Nella mia mente a volte i luoghi si confondono perché vengo da un’altra parte del mondo mio padre, quello che mi ha scelto, è la mia casa.

Mio padre ha la testa sempre altrove ma è la cosa che mi piace di più di lui.

Mio padre è fantastico e mi da calore, senza di lui la mia vita non ha motivo di esistere.

Mi sono sempre chiesto se mio padre sia capace di amare. Quando penso a mio padre penso a una persona molto intelligente e anche molto sensibile, ho paura che mio padre muoia.

Se muore mio padre muore anche una parte di me.

Tutto quello che ho scritto è vero anche se quando litigo con mio padre non glielo dimostro.


GIULIA

Seconda media, Istituto Comprensivo E. Montale
Miglior testo sulla consapevolezza

Adesso non ho più un qualcosa che mi fa sentire al sicuro o qualcuno di cui fidarmi.

Giro e rigiro nella stanza in cui abbiamo trascorso molto tempo insieme, da quando te ne sei andata non riesco a donare affetto a nessun’altro e tutta la casa sembra vuota.

Tu eri la mia persona, eri un posto magnifico in cui potevo rifugiarmi quando volevo.

Sei stata l’amicizia che mi ha cresciuta e te ne sarò per sempre grata, sei stata il capitolo più bello mai vissuto prima.

Le stanze risuonavano delle nostre risate, grazie a te mi sono resa conto di quanto sia importante vivere qualcuno che ti completi, qualcuno in cui ti ritrovi e ti senti al sicuro, adesso siamo due sconosciute che si conoscono molto bene e trovare qualcuno capace di sostituirti è una battaglia continua e la paura che mi invade continuamente è di non riuscirci.

Scuola Secondaria di secondo grado

Consegna per la composizione delle microstorie: L’amore non addomestica
(raccontare un episodio sentimentale vissuto o che immagini di vivere prima o poi).

GIACOMO

Terza superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla umoristico

Torno a casa trascinando i piedi.

Non comprendo la ragione della mia delusione, forse il bagliore della speranza che c’era dentro di me si è finalmente affievolito.

Apro il cancello, devo fare una scelta: ascensore o scale?

Nel frattempo vedo un anziano signore superarmi e intraprendere la lunga salita.

Ero ormai privo di quell’ostinazione.

Te lo insegna la vita ad essere forte ma prima di tutto le persone che ami.

Mi distraggo con le accecanti luci ottimistiche dell’ascensore.

Non ho il coraggio di oltrepassare la soglia di casa con questa espressione in volto, mi faccio forza, fingo un sorriso ed entro.

Il gelo mi avvolge e mi accorgo che non è il cibo freddo a nutrire i miei morosi pensieri… sei sempre tu.


MATTEO ALESSANDRO

Terza superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla drammatico

Da quei ruderi riuscivo a percepire l’ansimare dei soldati, la paura della lama nemica, la paura di sé stessi per ciò che si stava per compiere, percepivo i sussurri di preghiera, percepivo l’opporsi dei loro animi all’amore della propria famiglia. Veniva insegnato loro a spegnere il cervello e ad accecare il cuore per riuscire a togliere vite. L’amore veniva abortito, ridotto ad essere un pianto sommesso. Il soldato che sta per tagliare la testa a un nemico non deve pensare alla sua famiglia, all’amore di sua moglie, all’abbraccio dei suoi figli. Solo dopo la battaglia si renderà conto dell’indelebile sangue che gronda dalle sue mani e lo percepirà irreversibilmente come una colpa.

Percepivo la letalità delle armi, il bagliore della cote sulla lama. Il frastuono degli stivali che compivano una lunga salita, su per le scale. Percepivo gli animi dei più patriottici ardere come braci, ma tra loro anche chi era lì solo per avere un lavoro, che ora si trovava a dover uccidere, a dover tacere il pianto. Percepivo la punizione a cui erano obbligati, il destino a cui erano vincolati. Il soldato che metteva un dito davanti alla bocca del cuore. L’amore non doveva soggiogarlo, l’amore è un ostacolo, un blocco che va rimosso, un’erbaccia da estirpare, un bulbo da rimuovere e ripiantare dopo la battaglia.

Tutto questo ho percepito visitando delle antiche mura medioevali, e queste percezioni mi sono rimaste impresse irreversibilmente, come un marchio a fuoco sulla pelle del bestiame, ho vissuto sulla pelle tutto ciò, ero diventato un intero esercito per qualche istante, ero diventato un marito in armatura che abbandonava la sua famiglia, sperando di riavere il coraggio di riguardarla in faccia dopo le atrocità che andava a compiere.


ARIANNA

Terza superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla poetico

Me lo diceva sempre la mia nonnina, quando a merenda tra una fetta biscottata per me e un sorso di caffè alternato ad una boccata di fumo per lei, mi raccontava con un accenno di gioia triste nella voce di come il suo primo amore, consumato sotto al bagliore della luna, fu solamente una lunga salita, anche un po’ dolorosa a detta sua, verso la gioia. Ed io, con tutta l’innocenza che solo una bimba di 5 anni poteva permettersi di avere, le chiedevo perché allora la sentivo sempre litigare con il nonno, uomo grande, stazzato, con le dita tozze e rovinato dal lavoro che amava tanto fare, chiamato da lui magut, nel dialetto che parlava sempre e io, cucciola d’uomo mi divertivo a sentire pronunciare da quella voce roca e rovinata dagli urli e dall’alcol; lei mi rispondeva che era stata obbligata a sposare il nonno, e che nonostante tutti le continuassero a dire che con l’amore anche la bestia più fiera e piena di ostinazione si potesse addolcire, lei credeva che cominciava ora la sua vera vita, e dopo poche settimane si addormentò per sempre nelle braccia di Morfeo, lasciandomi il nonno, che col tempo non cambiò, la passione per le fette biscottate ed il caffè, che come lei, prendo amaro.


FRANCESCO

Quarta superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla poetico

Sto cadendo. Che sta succedendo?
Sento il Sussurro del Mondo, nudo.
Dentro di me solo confusione
come una nave colpita da un cannone.
Non vedo niente, ho paura
la lunga salita che ho fatto, inutile bravura.
Non sopporto più questo dolore
la farei finita sparandomi al cuore.
Ma ecco che un bagliore si avvicina
che, come braci, mi ravviva


ELIE

Terza superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla poetico

Tu che sei il calore che scalda il mio animo di giorno quando mi sveglio e di notte quando ti penso, tu sei tutto quello di cui avevo bisogno io e te siamo come le pietre e le montagne, la neve che congela il nostro amore ormai primaverile nato per sciogliere il periodo invernale che ti ha toccato giornate bianche ma cielo nero a spingerti verso una te serena la soglia la attraversiamo quando sarai pronta non temere come la resina adora la natura, questa tua voglia di migliorarti te la insegna la vita dentro di me ho sempre tenuto a te come un orso che porta baci.


GIORGIA RITA

Seconda superiore, Istituto Professionale E. Falck
Miglior testo psicologico

Cos’è l’amore per voi cari ascoltatori? Io ho una risposta che magari non piacerà a molti di voi.

L’amore non sempre è vissuto in maniera positiva, perché non sempre si è amati.

Ecco il mio caso, ho amato una persona profondamente o almeno credo, ma, non si può dire la stessa cosa di lei.

Sapete, amare penso sia donarsi totalmente a una persona, mettendosi in gioco anche con tutti i rischi, io l’ho fatto e non è andata come speravo.

La persona che amo non penso ricambierà mai, ma almeno so di aver provato un sentimento così forte per qualcuno.

Ecco, essere amati alla fine è quello che vorrebbe ognuno di noi, io in primis lo vorrei davvero tanto. Ho sofferto e continuo a soffrire per una persona che probabilmente non ha neanche colpe, perché non si può amare per forza.

In questo piccolo racconto, cari ascoltatori, voglio solo dirvi che si potrà essere anche non amati, ma almeno abbiamo provato cosa significa amare.

Io ad oggi, posso dire di saperlo, fermamente.


GIULIA

Quarta superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla relazione

E mi hanno detto che te lo insegna la vita, che queste pietre che ti porti dentro prima o poi andranno messe da qualche parte e ti giuro mi dispiace le debba sempre posare proprio dove stai tu.

So che tutto questo parlare mi porterà da qualche parte, che non sarò mai lontana, lo sento inciso qui dentro di me, mamma.

Mi parla, le parlo e non capisce. Non ci capiamo. Sulla soglia del mio cuore e sulla punta della lingua sento tutto ciò che voglio dire eppure non arriva, non le arriva. Mi parla e non capisco, non capisco mai nulla. Eppure le parole sono chiare, ma sembra di stare su due frequenze diverse.

A volte la percepisco come una colpa, questo avere idee differenti, così diverse da te. Non lo faccio a posta e non lo fai neanche tu. Siamo diverse ce lo diciamo sempre. Non vogliamo prevaricarci, solo comunicare, eppure perché è così difficile?

Lo abbiamo capito da molto tempo ormai, che nonostante l’amore che c’è tra noi non riusciremo mai ad addomesticarci. Che nonostante io darei la vita per te e viceversa, saremo sempre così; ma un giorno arriveremo ad un punto in cui capiremo che siamo due esseri differenti ed in un sussurro dell’anima ci guarderemo negli occhi e ci chiederemo scusa.


CLARA

Quarta superiore, ISIS Leonardo da Vinci
Miglior testo sulla consapevolezza

Avevo paura, sì paura di perdere lui ma anche di perdere me stessa. Orami ero controllata dai suoi pensieri, dalle sue parole. Era un continuo rimprovero, da parte di chi mi stava attorno ma anche da me stessa. Ma io ero ostinata, l’amavo troppo per dirgli addio, o forse credevo di amarlo.

Te lo insegna la vita cos’è il vero amore e quello non lo era. Dentro di me sentivo la sua voce, che mi giudicava, mi criticava e insultava. Mano a mano quel dolore divenne insopportabile ed io iniziai a sparire. Perdevo un pezzo dopo l’altro per lui. Cominciava ora la vera tortura.

Ad oggi tutto è cambiato, finalmente so cosa si prova ad essere davvero amati. Non ho più paura che chi mi chiama amore mi faccia del male. Ora il cuore mi batte forte, non per la paura, ma per amore.


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