Se chiedessimo a una persona occidentale di ordinare o catalogare una pila di fumetti, quasi sicuramente opterebbe per la divisione in generi: avventura, poliziesco, romantico, horror, slice of life, si potrebbe continuare all’infinito.
In Giappone, invece, il criterio si basa quasi esclusivamente sul target, ovvero sul pubblico di riferimento di una data opera. I manga si dividono principalmente in cinque categorie: kodomo, shonen, shojo, seinen, josei. Il criterio di scelta è la fascia d’età e il sesso dei lettori e delle lettrici.
Nel paese del Sol Levante i manga, prima di essere raccolti in volumi, si pubblicano a capitoli sulle riviste settimanali che è possibile reperire praticamente ovunque e a prezzi estremamente economici.
In base alla rivista su cui si pubblica per la prima volta il manga, si decide il target. Tra le riviste da cui sono nati gli shonen più famosi, ovvero i manga indirizzati a un pubblico maschile di età compresa tra i 12 e i 17 anni, possiamo trovare Shonen Jump, Bessatsu Shonen Magazine e Comic Garden. Tra queste pagine hanno visto la luce opere celebri come Dragon Ball, Naruto e One Piece.
Non è una prassi così rara che i manga cambino target durante la pubblicazione: per esempio, Steel Ball Run di Hiroiko Araki è iniziata come una pubblicazione shonen per poi spostarsi su una rivista seinen, target dedicato a un pubblico di uomini dai 18 anni in su.
Ovviamente i target sono solo una convenzione per aiutare i lettori e gli editori a orientarsi. Il pubblico di ogni manga è talmente vasto e variegato che sarebbe impossibile catalogarlo in maniera rigida. Soprattutto in Giappone, non è affatto strano imbattersi in salary man di mezza età che, dopo l’ufficio, si immergono nella lettura di manga shonen o shojo.